Giacinto Reale - "Certi giorni di marciapiede e di attesa.."
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Giacinto Reale - "Certi giorni di marciapiede e di attesa.."

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Storia dello squadrismo fiorentino

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In questo mio sesto libro di argomento “squadrista” ho preferito dare spazio, più che nei precedenti, alle testimonianze dei protagonisti. Quindi, la parte del leone la fanno l’essenziale memorialistica fiorentina (Umberto Banchelli, Bruno Frullini e Mario Piazzesi) e i più importanti giornali “figli” dello squadrismo (Sassaiola Fiorentina di Amerigo Dumini, Il Selvaggio di Mino Maccari e Il Bargello diretto – anche se solo per un periodo e tuttavia il più significativo – da Alessandro Pavolini). Naturalmente non mancano altri contribuiti quali, per esempio, quelli di Curzio Malaparte “conquistatore dello Stato”, Sebastiano Versari “fascista autonomo” e Ardengo Soffici “intellettuale di riferimento”. Questo, sia per offrire una versione più “bilanciata” rispetto a quella corrente, che per ricostruire un “atmosfera” simile a quello vissuto da chi c’era. Il quadro d’insieme che viene fuori conferma la felice intuizione di Sal-vatore Lupo, per il quale il primo fascismo fiorentino fu anche «una stra-ordinaria fucina di intellettuali in camicia nera» e non solo esercizio di manesche attività a opera di sbandati e violenti per vocazione. I tre momenti fondamentali dell’avventura squadrista furono (anche a Firenze) quello iniziale della sfida coraggiosa – in pochi contro molti, anzi moltissimi –, quello successivo della spedizione – «corto circuito di pre-coci, di inquietudini e di entusiastiche dedizioni» – e quello finale della de-lusione, che per tanti significherà ritorno alle attività domestiche.   Il racconto di questo e altro troverete nel libro: la storia dei ventinove della prima riunione del Fascio cittadino, a giugno del 1920; la cronaca dello svolgimento delle azioni su Foiano e Roccastrada, con il particolare – normalmente sottaciuto – della distribuzione gratuita a poveri e bisognosi di abbondanti generi alimentari “predati” nella Cooperativa socialista e del-la colazione in piazza offerta a chiunque in un bar “socialista” con gli squadristi nelle vesti di camerieri improvvisati, in un clima che voleva essere di festa, sino ai mortali agguati sovversivi; la delusione, urlata nelle piazze e sui giornali, quasi a ridosso del 28 ottobre e destinata a protrarsi sino alla fiammata (non per tutti) saloina.

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