Alec Cordolcini - Pallone desaparecido
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Una vicenda che molti non conoscono o che hanno fatto finta di dimenticare. Il regime militare di Jorge Rafael Videla e un Mondiale che l’Argentina, paese ospitante, “doveva” vincere a tutti i costi. E lo fece. Argentina 78 non è solamente Kempes e Bertoni, Bearzot e Rensenbrink. Argentina 78 significa il calcio trasformato in strumento di propaganda da una dittatura alla ricerca del consenso (meglio ancora, del silenzio) della comunità internazionale. Il fragore degli applausi nelle strade di Buenos Aires che nasconde le grida delle persone torturate dai militari nelle “stanze dell’orrore” a pochi metri dallo stadio. Una tragedia mascherata da festa del popolo.

... 1978: Sandro Pertini era stato appena eletto capo dello Stato, dopo tutto quello che era successo ci parve un ricominciare, un tornare a sperare, un fuggire dalla paura. Ma a quel punto c’era già stato il 6-0 al Perù, il palo di Rensenbrink, l’urlo di Videla, insomma il Mondiale vinto dall’Argentina. A qualche isolato dall’inferno...

Quanto sapevo, quanto sapevamo di quell’inferno?

Forse, in quel ’78, non riuscivamo a pensare oltre e mura di casa, portando lo sguardo undicimila chilometri più in là. Magari è per questo che con gli anni, un po’ d’Italia ha sentito un bisogno quasi viscerale di tornare a quel momento, a quel pezzo di sé visto che l’Argentina sa sempre tanto d’Italia. A chiedersi perché quella follia, quelle trentamila vita spezzate, quel Mondiale di calcio asservito al nazionalismo più feroce. (dalla prefazione di Valerio Piccioni)

...la parte peggiore fu la fine, senza dignità e coperta di fango, quei cadaveri che tornavano ai letti dei fiumi, alle fosse comuni, scuotendo la testa e cantando la canzone dell’oblio. E noi siamo qui, con questi tamburi, con queste folli bandiere sudate, con il mondo sottosopra... (dalla poesia Mundial di Carlos Ferreira)



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